Benedetta Craveri “Festival della Mente”

Benedetta Craveri Benedetta Craveri, Conversazioni, Festival della Mente

Benedetta Craveri
“Conversazioni”
Festival della Mente

sabato 2 settembre 2017
festivaldellamente.it

A partire dai primi decenni del XVII secolo, le élites francesi mettevano a punto un’arte del vivere destinata a imporsi come tratto costitutivo del carattere nazionale fino alla Rivoluzione. Per la prima volta nella civiltà occidentale, tutta una società si guardava allo specchio e rifletteva sui problemi della comunicazione, facendone l’elemento distintivo della propria identità. La posta in gioco era un’arte della parola capace di stemperare l’aggressività, di favorire la coesione sociale e di produrre svago, piacere, cultura. Con l’avvento dei Lumi la riflessione sulla conversazione cambiava di segno: per i philosophes essa doveva essere al servizio della verità e aprirsi al confronto delle idee. Trasformatasi in una formidabile rete di informazione, la conversazione diventava, da divertimento per happy few, uno dei principali laboratori dell’opinione pubblica.

Benedetta Craveri vive tra Roma, Parigi e Napoli, dove insegna Letteratura francese all’Università Suor Orsola Benincasa. Presso Adelphi sono apparsi Madame du Deffand e il suo mondo (1982), La civiltà della conversazione (2001), Amanti e regine (2005), Maria Antonietta e lo scandalo della collana (2006) e Gli ultimi libertini (2016). È membro del Consiglio di amministrazione della Fondazione Benedetto Croce a Napoli e del Consiglio scientifico dell’Associazione culturale Joseph Brodsky. Dall’agosto 2016 è socia corrispondente dell’Accademia dei Lincei. È stata insignita dell’Ordine al Merito di Commendatore della Repubblica italiana e di quello di Officier des Arts et des Lettres della Repubblica francese. Nel 2017 ha ricevuto il Prix mondial Cino Del Duca-Institut de France. Collabora alle pagine culturali de la Repubblica.


“La civiltà della conversazione”
Benedetta Craveri
Adelphi

adelphi.it

Se si dovesse dire in che cosa e in quali luoghi si cristallizzò l’ideale della più oziosa, spregiudicata, esigente civiltà europea fra Seicento e Settecento, si potrebbe rispondere: in alcuni salotti di Parigi, dove si celebravano i riti, insieme esoterici e trasparenti, della conversazione. Via via allontanata, per volontà del sovrano, dall’uso della forza come dal potere politico più incisivo, l’aristocrazia spese le sue ultime, dispettose energie nell’elaborare un modo di vivere che pretendeva di raggiungere un traguardo di perfezione a partire dal quale tutto il passato apparisse grezzo e goffo. Con l’ausilio di alcuni geni della socievolezza – quasi sempre donne, spesso antagoniste nelle loro inclinazioni e peculiarità, ma tutte maestre di eleganza e psicologia – si creò così una corrente impetuosa che attraversò due secoli e, nella sua apparente capricciosità, investì vastissimi territori. Alla fine dovremo constatare che la più alta e frivola mondanità era riuscita a plasmare molte forme della vita sociale e intellettuale, oltre che a diventare veicolo dell’azione politica. Quella corrente si infranse contro lo sbarramento della Rivoluzione, ma il suo ricordo ha continuato ad agire potentemente, come immagine inarrivabile della «civiltà perfezionata», sino a oggi.
Di questa storia affascinante e pullulante di personaggi, scene, battute memorabili, mancava una rappresentazione concatenata, che mostrasse la continuità della sua evoluzione, e il mutare del suo carattere, attraverso due secoli che, sotto questo riguardo, impongono di essere considerati in un’unica visione d’insieme. Già autrice di una preziosa biografia di Madame du Deffand (una delle protagoniste della «civiltà della conversazione»), Benedetta Craveri ha saputo ricostruire dall’interno, narrandola e contrappuntandola di ritratti, una vicenda che non è stata nulla di meno che una delle grandi avventure – e glorie – dello spirito europeo.

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