Barbara Alberti “Non mi vendere, mamma!

Barbara Alberti Barbara Alberti, Non mi vendere, mamma!, Nottetempo Edizioni

Barbara Alberti
“Non mi vendere, mamma!”
Nottetempo Edizioni
www.edizioninottetempo.it

Asia, una bambina abbandonata, all’orfanatrofio si innamora di Lillo, che da grande diventa il suo pappone. E la vende ai Trump, due ricconi americani, come madre surrogata del loro erede. Viene fecondata in una clinica svizzera. Una notte, una vocina la sveglia di soprassalto: “Ma che sei scema, mamma? Ma che davvero mi vuoi dare a quei due?” È il bambino, che le parla dalla pancia. Chico (si è scelto lui il nome) non vuole saperne di biologia, ed è testardamente deciso a conquistare l’unica che riconosce come madre. Il piccolo seduttore, sfrontato, beffardamente evangelico, tenero e crudele, comico nato, fan del libero arbitrio, eminente affabulatore e imbroglione discreto, è pronto alle mosse piúscorrette pur di convincerla a fuggire insieme. Al potere dei soldi oppone l’anarchia delle favole, e un amore impossibile, inseguendo quel riso/ che una volta riso, ha fine ogni miseria.

“Io non sono uno qualunque, uno di quei pettegoli che raccontano una storia per sentito dire, senza aver mai conosciuto i personaggi. No, io c’ero, ed ebbi una parte non secondaria nella vicenda. Pur avendo un debole per la protagonista, prometto di essere rigidamente obietti- vo nella narrazione dei fatti (ma che sto dicendo? Ma guriamoci).
Postilla: se narrerò le mie gesta in terza persona non è da ascrivere a superbia, ma a ne modestia.”

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Così comincia:
C’era una volta una bambina di nome Asia. Appena nata, qualcuno la mise dentro uno scatolone e la abbandonò davanti al Pio Istituto delle suore Ignorantine del Bambin Gesú. Crebbe all’orfanatro o come in un romanzo dell’Ottocento – corridoi neri, suore cattive, turpi minestroni, bimbi tristi. Aveva tutte le disgrazie dei poveri, compreso quel nome da diva su un corpicino di ragnetto con una zazzera esagerata, alla Mowgli. Sul petto, una voglia sottile a forma di punto interrogativo sottolineava l’incertezza della sua sorte.
A cinque anni una coppia di sposi silenziosi la chiese in affido. Ma la riportarono subito, era troppo selvatica. Mordeva invece di parlare.
A nove cercò di scappare. Fu ripresa. La superiora, suor Beata Angelica della Misericordia detta suor Violenta, la rinchiuse nello stanzino dei topi. Ne arrivò uno, grosso come… grosso come… grosso cosí. Lo guardò avvicinarsi, atterrita. Aveva sentito dire che se un topo ti morde muori.

Barbara Alberti è nata in Umbria e vive a Roma, dove si è laureata in filosofia. È scrittrice, giornalista e sceneggiatrice, autrice di romanzi, saggi e biografie fantastiche. Impegnata anche in ambito cinematografico, ha firmato le sceneggiature di pellicole quali Il portiere di notte (1974) per la regia di Liliana Cavani, e Melissa P (2005) diretto da Luca Guadagnino. Oltre alle pubblicazioni con nottetempo, ricordiamo Memorie malvage (Marsilio, 1976), Il ritorno dei mariti (Mondadori, 2006), Vangelo secondo Maria (Castelvecchi, 2007), Riprendetevi la faccia (Mondadori, 2010) e Sonata a Tolstoj (Dalai Editore, 2010).

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