Antonio Ferrari “Il segreto”

Antonio Ferrari Antonio Ferrari. Il segreto. Chiarelettere

Antonio Ferrari
“Il segreto”
Chiarelettere

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“Quando si dice la verità
non bisogna dolersi di averla detta.
La verità è sempre illuminante.
Ci aiuta a essere coraggiosi”
Aldo Moro

“Antonio Ferrari: un guastafeste della memoria”
Sergio Romano

Marzo 1978: l’Italia si trova al centro di uno dei più grossi complotti internazionali del dopoguerra. Il romanzo sul rapimento Moro che per 35 anni nessuno ha voluto pubblicare. Troppo vero e troppo imbarazzante. Per tutti.

Tutto ha inizio al “Marriott hotel” di Washington. Nessuno dei convocati sa qual è veramente la posta in gioco e il ruolo che ciascuno di loro avrà nel più grosso complotto internazionale degli ultimi decenni. Non lo sa nemmeno Ron J. Stewart, agente segreto americano, pronto a tutto, una vita segnata da missioni impossibili. Ma questa che sta per essergli affidata è la più mefitica e delicata in assoluto. In gioco c’è il futuro politico dell’Italia e i rapporti tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Fermare l’entrata al governo del PCI usando qualsiasi mezzo, anche le Brigate rosse: questo l’obiettivo. Tra Praga, Parigi, la Berlino attraversata dal Muro, Milano, Genova, in accordo con altri agenti segreti dell’Est e dell’Ovest, al di fuori dei canali ufficiali, Stewart dovrà infiltrarsi e aiutare i terroristi nella loro azione eversiva e destabilizzante. A farne le spese, l’uomo politico italiano più famoso. Un agente segreto francese, scoprendo la trama che si stava tessendo, cercherà invano di salvare il leader democristiano. Invano, perché “lui” doveva morire. Commissionato a Ferrari con non poche pressioni dal “Corriere della Sera” devastato dallo scandalo P2, tenuto nel cassetto per anni, questo romanzo avvincente e coraggioso anticipava quanto poi in parte confermato da nuove testimonianze e dalle commissioni d’indagine sul delitto Moro. Un vero caso editoriale. “Tanti ‘dettagli’ che sembravano indimostrabili e figli della dietrologia – sostiene oggi l’autore – purtroppo o per fortuna si sono dimostrati veri. Fu davvero un orrendo complotto, che oggi non fa più paura raccontare, o forse ne fa molta meno”.

così comincia la postfazione:
“La telefonata arrivò a metà pomeriggio di una calda giornata di inizio luglio del 1981. «Ciao Ferrari, sono Salvatore Di Paola. Ti spiace fare un salto nel mio ufficio? Ti devo parlare con urgenza.» Guardai, sorpreso, i miei due colleghi inviati, Nicola D’Amico e Fabio Felicetti. Insieme condividevamo l’onore di occupare l’ufficio che fu di Dino Buzzati, al pianterreno del «Corriere della Sera», in via Solferino, dove forse nacque un suo capolavoro, Il deserto dei Tartari. Libro straordinario e fenomenale metafora sui tempi lunghi e le attese infinite che logoravano la nostra impazienza e condizionavano – noi pensavamo – la vita e la salute del giornale. «Chissà cosa vorrà l’azienda. Vado e poi vi racconto.» Salutai i colleghi, mi infilai la giacca estiva e salii le scale…”

Antonio Ferrari, modenese, è al “Corriere della Sera” dal 1973: prima come inviato speciale, e ora come editorialista e commentatore. Negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta si è occupato di terrorismo nero e rosso, in particolare modo delle Br. Amico di Walter Tobagi, suo collega di tante missioni in giro per l’Italia, nel 1980 ammazzato dai terroristi, è stato più volte minacciato. Per oltre due anni ha vissuto con la scorta, quindi è stato spostato agli esteri, come inviato, in particolare nel Medio Oriente, nel Nord Africa e nei Balcani. Sue le corrispondenze da numerosi fronti di guerra. Ha intervistato quasi tutti i leader dell’area. È autore di diversi libri: “Morte di un generale” (con altri autori, tra cui Giorgio Bocca, Camilla Cederna, Corrado Stajano, Marcello Sorgi, Mondadori 1982); “Sami, una storia libanese” (Liberal libri 2001); “Islam sì, Islam no. Le colpe dei musulmani e le nostre” (Le Lettere 2006);“7 aprile” (Cleup 2009); “Sgretolamento. Voci senza filtro” (Jaca Book 2013) e “Altalena” (Jaca Book 2014). “Il segreto” è il suo unico romanzo. Ferrari scrisse quello che sapeva ma che non poteva essere detto, mancando tutte le prove. Il resto l’aveva intuito. Fu così che nessuno glielo pubblicò. Non solo: ci fu anche chi si adoperò in tutti i modi perché il libro rimanesse segreto.

“I giovani, che in quegli anni non c’erano, scopriranno che cos’era l’Italia di allora, il terrorismo, la rabbia di chi si sentiva escluso, le aspre battaglie politiche, le maldicenze, la paura. Gli altri troveranno qualche risposta alle tante domande che già allora ci eravamo posti” Antonio Ferrari

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