Alessandro Zironi
“Il pastore d’Islanda”
traduzione di Maria Valeria D’Avino
postfazione di Jon Kalman Stefansson
nota di Alessandro Zironi
Iperborea Editrice
www.iperborea.com
Il Natale può essere festeggiato in tanti modi, ma Benedikt ne ha uno tutto suo: ogni anno la prima domenica d’Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite tra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Nessuno osa sfidare il buio e il gelo dell’inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione, o meglio nessun uomo, perché Benedikt può sempre contare sull’aiuto dei suoi due amici più fedeli: il cane Leó e il montone Roccia. Comincia così il viaggio dell’inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese, attraverso l’immenso deserto bianco, contro la furia della tormenta che morde le membra e inghiotte i contorni del mondo, cancellando ogni certezza e ogni confine tra la terra e il cielo. È qui che Benedikt si sente al suo posto, tra i monti dove col tempo ha sepolto i suoi sogni insieme alla paura della morte e della vita, nella solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell’esistenza», con il compito cui non può sottrarsi e che porta avanti fiducioso, costi quel costi, in un continuo confronto con gli elementi e con se stesso, per riconquistare un senso alla dimensione umana. Nella sua semplicità evocativa, Il ”pastore d’Islanda“ è il racconto di un’avventura che diventa parabola universale, un gioiello poetico che si interroga sui valori essenziali dell’uomo, un inno alla comunione tra tutti gli esseri viventi. Esce per la prima volta in Italia un classico della letteratura nordica che ha fatto il giro del mondo e sembra aver ispirato Hemingway per Il vecchio e il mare, considerato in Islanda il vero canto di Natale.
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Gunnar Gunnarsson (1889-1975), plurinominato al Nobel, è uno dei grandi nomi della letteratura islandese. Nato in una famiglia povera ma deciso a seguire la sua vocazione di scrittore, si trasferisce in Danimarca dove riesce a terminare gli studi e comincia a scrivere romanzi che presto gli procurano fama internazionale e i più prestigiosi riconoscimenti. Tutte le sue maggiori opere sono state scritte in danese, tra cui Il pastore d’Islanda, La chiesa sulla montagna, L’uccello nero, e solo in seguito tradotte in islandese dall’autore stesso, che torna in patria nel 1939 per rimanervi fino alla morte. Il pastore d’Islanda ha avuto svariate letture e interpretazioni sia in Islanda che all’estero.
Alessandro Zironi (Carpi, 1964) è docente di Filologia Germanica nell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna dopo aver insegnato negli atenei di Padova e Ferrara. È stato visiting professor presso l’Università Carlo di Praga e l’Università di Lisbona. Laureato in lingue e letterature straniere con una tesi di filologia germanica sui testi minori dei Goti, ha proseguito la sua formazione all’Università di Firenze nel dottorato di ricerca in Filologia Germanica, seguendo il curriculum ‘Italia germanica’ e discutendo una tesi sulla biblioteca del monastero di Bobbio in età longobarda sotto la guida di Piergiuseppe Scardigli. Si è sempre occupato di storia e cultura di Goti e Longobardi con particolare riguardo per la loro lingua, letteratura e produzione manoscritta. Sul tema ha pubblicato monografie quali Il monastero longobardo di Bobbio (Spoleto 2004), L’eredità dei Goti (Spoleto 2009), oltre a numerosi articoli, ad es. I Longobardi gente germanica (in corso di pubblicazione). Ha sempre avuto a cuore la divulgazione culturale collaborando alle pagine de La lettura del Corriere della Sera con temi di medievistica germanica. Attualmente è membro del comitato scientifico internazionale del progetto Making Europe: Columbanus and His Legacy, incentrato sul ruolo di Colombano, fondatore del monastero di Bobbio, nella nascente Europa altomedievale tra VI e VII secolo.
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