Aldo Becce “Kum! Festival”

Aldo Becce Aldo Becce "Kum! Festival"

Aldo Becce
“Kum! Festival”

kumfestival.it

Nato a Bragado, Argentina, nel 1955. E’ psicologo e psicoterapeuta. Vive e lavora a Trieste come psicoanalista. Inizia l’esperienza clinica come membro fondatore di un servizio di psicopatologia in un ospedale della periferia di Buenos Aires, nel 1979. Ha un’esperienza decennale come psicologo nel Servizio Sociale di Muggia, provincia di Trieste. E’stato Giudice Onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Trieste ed è Perito e Consulente Tecnico d’Ufficio in ambito penale e civile. Attualmente è professore a contratto nel Seminario di introduzione alla psicologia giuridica nella facoltà di psicologia dell’Università di Trieste. Supervisore- formatore degli operatori dello Spazio Giovani, servizio di Neuropsichiatria e Servizi Sociali della AUSL della Romagna, Rimini. Supervisore dell’equipe della casa La Madre appartenente alla Caritas di Trieste. Membro Analista di Alipsi (Associazione Lacaniana di Psicoanalisi) Autore del libro Scene della vita forense. Mimesis Edizioni, Milano. Presidente di Jonas Onlus, associazione fondata da Massimo Recalcati, per la ricerca e il trattamento dei nuovi sintomi psicologici.

Aldo Raul Becce
“Scene della vita forense. Psicanalisi lacaniana e discorso giuridico”
Mimesis Edizioni

mimesisedizioni.it
“Quando sono chiamato a giurare per assolvere il mio compito come Perito o Consulente d’Ufficio per il Tribunale, ancora oggi mi commuovo. La Perizia o la Consulenza Tecnica iniziano con questo rito. Non si tratta di una pratica sacra, ma in qualche modo lo è. Tanti hanno giurato prima di me e tanti lo faranno dopo, perché il giurare fa parte del rito della Giustizia. Giuro, prometto attraverso la parola di adempiere al mio ruolo. Giuro che è possibile amministrare la Giustizia tra le persone. Giuro che credo nel Terzo, nella figura che si colloca tra due posizioni diverse per studiare le loro ragioni e decidere in proposito. Giuro che credo nella parola, nonostante sappia che la parola inganna, mente, ingigantisce, minimizza e sbaglia nei suoi vani tentativi di rappresentare l’irrappresentabile: il reale.


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